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      Vedremo poi quell'altra cosa dove sta l'arca dei vituperi, anzi la stessa confessione dell'accusato; ma ora notiamo le vestigia dell'enorme errore in cui cadde l'illustre Avvocato quando credette che in questi versi il Pastore parlasse al gregge: la vanteria. Avrò (se il significato delle parole non fu mutato, come pare, dalla querela in qua) avrò denota qui sicurezza del futuro, certezza dell'ottenimento di un bene legittimamente conseguibile, non vanteria; e l'aspirare agli onori episcopali, secondo San Paolo, è laudabil cosa. Sicuro che se il cappello dovesse esser il premio degli affari e delle altre turpi cose che l'illustre Avvocato nei suoi sogni non rosei mi legge nell'intenzione, travolgendo e comentando a suo modo le mie parole troppo chiare, sicuro che aspirare o credersi certi del cappello per ciò, non sarebbe davvero troppo laudabile. Ma di questi odiosi sogni, ingiuriose amplificazioni ed aggiunte e indovinaglie io non debbo portare la pena. E vegga la Ecc.ma Corte, se io mettessi in bocca ad uno de' Componenti Suoi queste parole: «Avrò la Presidenza prima del mio collega qui vicino» che linguaggio contennendo e punibile gli avrei fatto tenere? Ma se un commentatore aggiungesse «Vanterie sconvenienti e stolte, perchè questo Consigliere intende di conseguire la carica in premio dell'aver fatto mercimonio della sua coscienza» che direste Voi? Oh, Ecc.mi Signori, Voi non condannereste già l'autore della frase, ma l'autore del comento ingiurioso ed iniquo. Invece, ecco, io seggo sul banco degli accusati e il commentatore m'accusa!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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