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      246 del Codice Penale, ricorrendo a Chi di ragione. Non fu fatto? Dunque la figura di quel reato non appare dai miei versi e l'illustre Avvocato qui sciupa inutilmente la sua retorica. Non fu fatto perchè quel che si afferma, non è vero; non fu fatto perchè non si può. Ah, non ne dubito certo, che se non ci fosse stato solo un po' di uncino per appiccarci l'accusa di instigazione a delinquere, Monsignor Cantagalli, pur predicando il benedicite persequentibus vos dell'Apostolo, avrebbe trovato nell'illustre Avvocato Capretti un ingegnoso vindice del suo cristiano risentimento. Ma non si è potuto e quindi le tragiche parole che l'illustre Avvocato ci declama in questo paragrafo, evocando il sanguinoso spettro dell'eccidio, i lampi sinistri dell'incendio, gli orrori dello strazio inflitto ad un venerando vegliardo (consentitemi, come a Lui, un po' di retorica!) si risolvono in una bolla di sapone.
      Ma lasciamo queste inutili tragicommedie ed entriamo nel nocciolo della quistione.
      La Corte Ecc.ma avrà già visto l'industre artificio col quale si fanno diventare atroci, neroniane, caligolesche le placide e saggie parole dell'uomo avveduto che, come l'Ecclesiaste, ride della vanità delle vanità. Dai primi due versi di questo terzetto si staccano tre parole «rido .... degli affamati» ci si ricamano sopra i più obbrobriosi comenti. Brevissimae mutationes e sopratutto comode! Ma perchè questo Nerone, questo Caligola, ride così spietatamente sopra il peggiore forse degli strazi? Qual'è la causa impellente, qual è il motivo di questo riso cannibalesco?


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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