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      Cavalier Biffi e Cav. Acquaviva, da me non indotti e non interrogati, dissero appunto quel che ho detto io. Ma senza aspettare i testimoni, quando l'illustre Avvocato avesse saputo leggere nell'opuscolo che egli mi oppone quando gli conviene, accomodandolo poi a suo modo, avrebbe trovato queste parole. «E me ne informai. Tra i vari gravami che gli si facevano anche da preti, due mi parvero provati ecc.».
      Capisco l'insidia che sta nella domanda «le sue informazioni da chi le ha avute?» perchè lo illustre Avvocato sa bene ch'io non posso tradire il nome di chi, costretto a firmare indirizzi di protesta e di entusiasmo, si sfoga meco, fidando sull'onor mio. Che l'illustre Avvocato non lo creda poco m'importa; ma affermo che attinsi le mie informazioni anche da preti, dei quali alcuni, (noti il plurale) della Diocesi di Faenza. Ma il fatto intanto è che ero informato e dissi da chi. Perchè dunque l'illustre Avvocato me lo chiede?
      E segue: «. . . . da chi le ha avute? Dall'amico del Lamone che gli chiese il sonetto? Fonte nè pura, nè attendibile».
      Ora io chieggo all'illustre Avvocato: Conosce Ella «l'amico del Lamone che mi chiedeva il sonetto?» Se sì, Ella ha mancato al suo preciso e sacro dovere professionale non dicendone il nome, non chiamando in causa anche la responsabilità del complice per quel che riguarda l'interesse del suo cliente. Se no, Ella ingiuria senza sapere come siano le cose, ella ingiuria gratuitamente e atrocemente, se mai l'accusare altrui di menzogna fu ingiuria.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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