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      Certo, per un concorso di circostanze da me non voluto e troppo tardi saputo, come il luogo principale che occupa il sonetto in quel numero del Lamone, l'inscrizione che gli faceva da cappello e gli articoli che gli furor cornice, certo il sonetto di innocentissimo che era quando mi uscì dalle mani, potè, a torto, sembrare personale ed ingiurioso ad occhi prevenuti e maliziosi: ma nel discutere che feci, dopo la querela, della maggiore o minore adattabilità della caricatura mia ai tratti del viso di Mons. Cantagalli, nel mio opuscolo insomma, non solo non ammisi, ma respinsi sempre l'ingiuriosità e la personalità del sonetto. Coll'arte dell'illustre Avvocato Capretti, si può bene staccarne qualche inabile frase dal fine per attaccarla ingegnosamente ad un'altra imprecisa del principio e trarre dal mosaico una confessione di reità o, come vorrebbe l'illustre Avvocato Capretti, un ribadimento di ingiurie ammesse e quindi una aggravazione del dolo; ma se alcuno vorrà leggere quelle tormentate carte con animo sereno, in buona fede, da capo a fondo, ci troverà ostinatamente negata l'intenzione d'ingiuria personale, perchè in verità, in chi scrisse il sonetto, l'animus injuriandi non c'era e, in quanto alla persona, non ci poteva ragionevolmente essere; ci troverà sempre e da per tutto sostenuto, con argomenti inabili forse, ingenui senza dubbio, ma nati dalla convinzione sincera, che l'ingiuria non c'è. Ed al postutto è massima che: «Incaute factum pro non facto habetur».
      Poichè, Eccellenze della Corte, il nodo della causa, la essenza della imputazione sta ed è tutta qui.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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