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      Che io scriva e mi proponga di seguitare a scrivere a proposito di Monsignor Gioacchino Cantagalli quando Egli mi ha citato personalmente e fatto condannare personalmente, non solo è umano e naturale, ma è nel mio diritto. Che io mi proponga poi di farlo per il solo gusto di vilipenderlo e per ispregiare le leggi, questa è una delle consuete invenzioni dell'illustre Avvocato; invenzioni che si sostituiscono arbitrariamente e maliziosamente alla mia parola ed al mio pensiero, come se fossero la mia parola ed il mio pensiero istesso. Afferma l'illustre Avvocato «oramai sappiamo!» Ma che sa Egli, che parla col Noi episcopale, ma che sa Egli se io voglia vilipendere il Vescovo e per ispregiare le leggi? E chi glielo ha detto? E dove lo ha letto nell'opuscolo mio? Ah, no, senta! Ho scritto, scrivo e scriverò sul proposito di Monsignor di Faenza e scriverò, ciò che nel sonetto non aveva fatto, proprio contro alla persona sua, da ora in poi, perchè egli ha querelato me. Scriverò, se ne persuada illustre Avvocato; ma si persuada altresì che avendo imparato con chi ho a che fare, avendo conosciuto per prova come Monsignore metta in pratica le virtù che predica, dirò tutto quel che ho in corpo per lungo e per largo, ma sul banco degli accusati non mi ci pigliano più. Monsignore ed il suo illustre Avvocato possono cancellare dal loro libro mastro questa partita nella colonna dell'Avere.
      E l'illustre Avvocato seguita così; poichè io ho rotto il filo del suo discorso.
      «Ed egli il sig. Guerrini lo sa [che le leggi non sanciscono alcun privilegio d'impunità per i poeti] e lo scrive quando gli torna, ma lo dimentica poi quando gli conviene.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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