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      Come vorreste negare l'applicabilità di quel sonetto a Monsignor Cantagalli quando sapevate che quel numero si pubblicava a posta per prenderlo in giro e vi serviste delle informazioni ottenute sulla persona per rimare i versi, che non possono perciò esser diretti ad altri che alla persona? Il sonetto è dunque personale: è Monsignore che parla è Don Cantagalli che, per confessione vostra esprime sensi odiosi ed atti a farlo segno della pubblica animavversione. Ex ore tuo te judico!
      Ma, andiamo, dirò anch'io, andiamo, egregio Avvocato! Sono io forse il Gerente del Lamone perchè debba rispondere di tutto quel numero? Certo, sapevo che quel numero si stampava a posta, nell'occasione del Giubileo e per prendere un po' in giro il Vescovo. Certo, m'informai (e di questo parlai altrove) per timore che dalla ignoranza scaturisse un'offesa. Ma sapevo io che il sonetto sarebbe stato stampato sotto un ridicolo baldacchino, con in capo una epigrafe non mia che lo fa apparire quel che non è, e con una cornice di articoli i quali, a quanto si dice, fanno qualche cosa di più che prendere in giro? Io ignoravo tutto questo e credetti di collaborare ad un giornale umoristico e non, come si vuole, ad un libello criminoso; dedicato e diretto al Vescovo, per ritorsione di gravi offese, ma non eccedente i limiti concessi alla caricatura, all'epigramma, alla satira magari, ma entro il confine della legge. Lo scrissi per quel numero, lo scrissi pel Giubileo del Cantagalli, ma l'aspetto di personalità l'ebbe da occasioni concomitanti, a me estranee, anzi ignote.


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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