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      Olindo Guerrini10
      MAGISTRATURADelle donne e dei magistrati bisogna parlare con molta prudenza. Per poco che il discorso tenda verso la sincerità, bisogna troncarlo. Tutti sanno il vero, ma tutti evocano il rettorico spettro di quella vecchia e sozza moglie di Cesare la cui virtù, per consenso ipocrita, non può essere nemmeno sospettata.
      Lasciamo a parte le donne dei cui peccati forse gli uomini sono responsabili e vediamo i magistrati, senza mancare di riguardo nè a loro, nè alla moglie di Cesare.
      I recenti discorsi in Parlamento ne offrono l'occasione.
      L'estate scorsa, io (chiedo scusa dell'io, ma non posso dire che fosse un altro) ed un amico mio assistevamo, e non per gusto nostro, ad uno di quei processi che si celebrano in certe sale piene di puzzo caldo, e di sudiciume che fermenta. Il presidente sonnecchiava e i giudici buttati sulle poltrone guardavano al soffitto, mentre il cancelliere, con la voce stanca e monotona leggeva un monte di cartacce.
      L'amico si chinò al mio orecchio e disse: "Vedi, la religione, la giustizia, la libertà sono belle e sante astrazioni, ma chi deve renderle verità nella vita, sono gli uomini. Ora, guarda il presidente e i giudici. Essi sono gli arbitri dell'avere, della libertà, della riputazione di un uomo, che domani potrei essere anch'io. Ebbene, ti do la mia parola che se uno di quei signori domani chiedesse di entrare al mio servizio, direi subito di no".
      Le parole mi parvero amare, ma oggi stesso, qui, in un pubblico caffè, ho sentito due contadini che contendevano vivacemente, ed uno, a modo di ingiuria, ha gridato all'altro: "Sei ignorante come un giudice!


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Brani di vita
di Olindo Guerrini (Lorenzo Stecchetti)
Zanichelli Bologna
1908 pagine 487

   





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