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      Veggo che per li umori che ora possono nella città tu ti truovi escluso da tutto el governo, e con poca speranza che questi romori, causati da errore o da malignità, s'abbino a purgare presto come molti credono; in modo che da uno estremo eccessivo di onori, di riputazione, di faccende grandissime e di notizia universale in che tu eri, ti truovi precipitato subito in uno altro estremo di uno vivere ozioso, abietto, privatissimo, sanza degnità, sanza faccende, inferiore nella tua città a ogni piccolo cittadino, e di sorte che non che altro, credo ti vergogni quando passano per questa forestieri che t'hanno visto in tanta grandezza, ed ora intendono che tu sia ridotto in grado sì basso e sì infelice. Né è di poco momento li inimici, che per volere fare el debito e per volere servire fedelmente al tuo padrone e satisfare all'onore tuo, tu ti hai fatti in molti luoghi di Italia, grandi e di qualità da poterti nuocere in molte occasione, massime se la necessità ti constrígnessi a andare fuora, dove non puoi andare più con guardie e con armati come hai fatto per el passato; in modo che della grandezza ed autorità che hai avuto, ti è restato el pericolo, e ti è restato quasi per necessità uno modo di vivere di più spesa che non conviene al grado presente ed alle facultà che tu hai.
      Ma oltre a tutti e' dispiaceri detti di sopra, che certo sono grandi, perché io so quanto conto tu hai sempre tenuto dell'onore, e quanto per questo ti sei sempre conservato integro ed astinente della roba di altri, e procurate con tutte le opere ed azioni tue avere buono nome; perché io so quanto sempre hai amato la patria, e quanto capitale hai sempre fatto di avervi drento buona grazia e buona fama, e per questa cagione le grandezze e maneggi tuoi non mai t'hanno potuto spiccare da pensieri e dimostrazione di cittadino; sono certissimo che quello che ti duole insino al cuore, quello che ti cava l'anima, è el vedere che sanza alcuno fondamento di verità, sanza alcuna cagione, fu sparsa voce sì universale che tu abbi in questa guerra rubato e' danari publici, che tu abbia per avarizia o per malignità permesso che e' soldati faccino tanti danni in questo contado, che tu sia di animo tirannico ed inimico della libertà della città. La quale opinione non solo si è dimostrata con le parole, ma molto più con le opere, poi che in questa distribuzione della gravezza, e nelle elezione de' venti che avessino a prestare, sei stato messo al paragone o di persone vili e di nessuno rispetto, o di uomini corruttibili, usurpatori e di pessima fama.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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