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      E così in luogo di quello buono nome e quella fama e benevolenzia singulare di integrità, di modestia e di amatore de' populi, che tu con tante fatiche e pericoli hai acquistato nelle provincie forestiere, ora nella patria tua alla quale sempre hai avuto la mira, ti truovi in concetto di animo non integro, non bene composto, né moderato, né amatore de' commodi publichi.
      Quando io mi ricordo di queste cose e considero quanto torto ti sia fatto, e quanto male siano ricognosciute le tue buone opere, così mi aiuti Dio come per lo amore che io ti porto, io ho dolore, non voglio dire equale al tuo, ma certo come sentirei di cose proprie che mi pesassino assai; e lo mostrerrei con l'effetto se, benché con mia grandissima incommodità, io potessi fare opera alcuna che in qualche parte ti alleggerissi la causa di tanti dispiaceri. Ma poi che io non posso fare questo, mi sforzerò almanco con le parole darti quella medicina o quello lenitivo che io saprò; non perché io non intenda non potere né sapere dire cosa che tu meglio di me non cognosca, ma per fare lo officio dell'amico almeno con la buona volontà. se non potrò o non saprò con gli effetti.
      E' dispiaceri che tu hai sono sanza dubbio grandissimi, e potentissime le ragione che ti fanno risentire; ma non sono, se tu bene consideri, alla fine minore quelle donde ha a nascere el conforto e la consolazione tua; dico ancora quelle che sono facilmente capace al senso degli uomini, né aliene dal vivere nostro commune e quotidiano el quale è delicato e non patisce rimedi o medicine troppo potenti, le quali chi potessi comportare, ed udire in questo luogo e' teologi o e' filosofi, si curerebbe facilissimamente molto maggiore infermità che non è la tua.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





Dio