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      Credevo che non ti bastassi l'animo di entrare in Montevarchi o in Fighine, ed io ti veggo ogni dì in Palagio ed in piazza: veggoti ogni dì innanzi a' giudici con tanta fronte, con tanta impudenzia come se tu fussi cittadino e non crudelissimo inimico di questa città, come se tu fussi defensore della patria e non sceleratissimo predone e corsale, come se tu fussi conservatore di questa libertà e non uno immanissimo e pestifero tiranno.
      Ma non è maraviglia, giudici, che dove abitano tante sceleraggine non sia faccia, non sia vergogna, non vi sia segno alcuno benché minimo di animo modesto, di animo composto ed ordinato, di animo simile a quello degli altri; anzi sarebbe da maravigliarsi se fussi in contrario, perché non può essere né rispetto né vergogna dove è uno recettaculo, una sentina di sì enormi e dannosissimi peccati; e come dicono questi savi che mal volentieri si può avere una virtù che non se n'abbia molte, così uno vizio può difficilmente essere solo, e quanto uno peccato è maggiore, tanto meno può essere sanza molti e gravi compagni. E certo, giudici, quando io considero quanti e quanto atroci delitti concorrono in uno fatto medesimo, non so trovare né vocabulo che lo esprimi, né immaginare supplicio che basti a punirlo: perché non solo è suo peccato quello che ha fatto egli, ma non manco quello che lui ha permesso ed è stato causa, e molto più quello che è stato di suo ordine, di sua commissione.
      Direno che sia furto per avere rubato e' danari delle paghe? Ci sono ancora tante rapine fatte per forza e publicamente da' soldati, ci sono le violazione di tante donne, ci sono tanti omicìdi.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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