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      Però impossibile è che gli sia grato o che vòlti riputazione a uno cittadino el quale non creda che sia amico suo, che sia desideroso di mantenere la sua tirannide; perché come bene disse Salamone a quello scolare secondo la novella di colui, sono reciproche queste cose, l'amore e la opinione di essere amato; né può uno tiranno fare grande e riputato uno se non l'ha per amico, se non pensa d'aversene a valere, se crede che gli abbia a essere contrario; perché in una città solita a essere libera non si può considerare mezzo alcuno: ciascuno di necessità o ama la libertà o ama el tiranno, e chi ama l'uno, bisogna che odii l'altro.
      Né è buona o vera distinzione dalle cose di Firenze a quelle della Chiesa, perché se tu gli avessi veduto malvolentieri grandi a Firenze, aresti avuto anche per male la grandezza del pontificato; e se tu amavi quella, amavi anche di necessità questa altra, perché erano congiunte e connesse in modo insieme, che non potevano ruinare nell'una che non ruinassino nella altra. E se loro non avessino bene cognosciuto e fatto paragone dello animo tuo, t'arebbono intrattenuto in Firenze come uno altro tuo pari; ma che necessità avevano di adoperartisi estraordinariamente, massime che tu sei seculare ed uxorato, ed e' luoghi dove loro t'hanno posto erano tutti debiti e soliti darsi a prelati? Dirai la carestia degli uomini virtuosi e sufficienti come tu; moderata certo difesa e degna dirsi in tanto concorso di uomini, acciò che questi più giovani imparino da te parlare modesto e conveniente a cittadini; ma è bene debito che la ambizione sia accompagnata dalla arroganzia, né ci possiamo sdegnare e maravigliare che dove sono tante altre macule, sia ancora la superbia; anzi se la è, come è veramente, madre della ambizione, è molto onesto che noi la vediamo insieme con la figliuola.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130

   





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