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      Però ne' giudìci criminali si dura fatica assai circa le conietture, e quando sono gagliarde, le sono di tanto peso, che bene spesso si dà loro più fede che a' testimoni, perché e' testimoni possono facilmente essere appassionati o corrotti, ma la natura delle cose è sincera ed uniforme e non può essere variata; e se e' verisimili hanno tanta forza dove sono testimoni che pruovano, quanta ne debbono avere nel caso nostro che non è provato nulla? E tra tutte le conietture una delle più potente fu sempre ed è la vita passata dello imputato, e' portamenti suoi, la sua consuetudine del vivere, perché in dubio si crede che ognuno sia di quella medesima natura, di quella medesima qualità che è stato per el passato.
      Cognosco, giudici, quanta difficultà abbia questo ragionamento, perché come naturalmente gli uomini pare che piglino uno certo piacere quando sentono dire male di altri, così pare che offenda gli orecchi quando sentono che uno dice bene di se medesimo; nondimeno poi che lo accusatore m'ha voluto fare ladro, la necessità mi sforza a dire tutte quelle cose che mostrano che io non sia ladro; delle quali se alcuna è che vi dia fastidio, non dovete attribuirlo a me che sono necessitato a dirle, ma volerne male a chi per malignità è stato causa di mettermi in questa necessità. Di poi non è laude dell'uomo avere quelle cose delle quali se ne mancassi gli sarebbe vizio; lo essere netto non è tanto laudabile perché el non essere netto è vizio, quanto in chi fussi altrimenti sarebbe biasimevole.


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Consolatoria, Accusatoria, Defensoria
di Francesco Guicciardini
pagine 130