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      Non sono le nature de' signori grandi simili alle nostre, né sono loro cosí facili a vincere gli appetiti suoi, come sono gli uomini privati; sono soliti a essere adorati da chi gli è intorno, ed essere intesi ed obediti a' cenni. Però non solo sono elati ed insolenti, ma non possono tollerare di non avere quello che gli pare ragionevole, ed ogni cosa gli pare ragionevole che gli viene in desiderio, e si persuadono potere con una parola spianare tutti li impedimenti e vincere la natura delle cose. Anzi si recono a vergogna, quando per qualche difficultá si ritirano da e' loro appetiti, e misurano communemente le cose maggiori con quelle regole con che sono consueti a procedere nelle minori, consigliandosi non con la prudenzia e con la ragione, ma con la voluntá e con la alterezza; e se nessuno vive cosí, e' franzesi sopra tutti gli altri.
      Non vedemo noi frescamente lo esemplo del regno di Napoli, dove la ambizione e leggerezza sua fu tanta, che per avere mezzo quello regno lo indusse a consentire l'altro mezzo al re di Spagna, ed a mettere in Italia uno re potentissimo, e dove prima era unico tra noi altri, disporsi a averci uno compagno pari a lui? Ma che andiamo noi per conietture quando abbiamo la certezza? Non sappiamo noi che altra volta questi dua re hanno fatto insieme questa unione e che el re di Francia l'ha desiderata e sollecitata? E se per qualche difficultá che fu in quella capitulazione, non ebbe effetto, non abbiamo da dubitare che poi che erano d'accordo del verbo principale, troverranno qualche mezzo a queste difficultá, massime che el re de' romani, quando sará totalmente desperato della amicizia nostra, vi sará piú caldo che prima.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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