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      E chi è uso alle faccende e maneggi grandi, ed ha travagliato a' suoi dí assai come lui, non può desperare di non vedere varietá nelle cose del mondo, perché le sono use a variare pure troppo spesso.
      Né ci debbono a mio giudicio spaventare le pratiche tenute altra volta tra loro e le capitulazione che si dicono fatte, perché è natura de' principi de' tempi nostri cercare di aggirare l'uno l'altro, e tôrsi tempo con queste arte e simulazione; e lo effetto ha mostro che le sono state fizione, perché sono continuate tanti anni, che bisogna confessare che siano pratiche vane, o almanco che vi è qualche difficultá che non si può resolvere. Non abbiamo adunche, se io non mi inganno, causa di temere che el re di Francia per desiderio di acquistare si metta in tanto precipizio, e manco per sospetto che abbia di noi; perché oltre che ha veduto esperienzia lunga che non abbiamo mai mancato alle capitulazione fatte seco, ancora che abbiamo avuti molti stimuli e molte occasione, ed oltre che sa che la natura della republica nostra è di osservare la fede e non pigliare volentieri guerre, le ragione medesime che assicurano noi di lui, possono assicurare lui di noi; e questo è che al nostro stato non potrebbe essere piú pernizioso che el re de' romani abbia piede in Italia, sí per la autoritá dello imperio, lo augumento del quale è sempre stato alieno da' progressi nostri, sí per conto della casa di Austria, la quale pretende ragione in molti luoghi che noi tegnamo, sí per la vicinitá della Germania, le inundazione della quale, se avessi aperta la via ed avessi el ricetto in Italia, sono troppo pericolose al nostro dominio.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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