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      Considerato adunque tutto questo discorso, pare da fermare el punto che questa maestá, quando non sia necessitata ad avere la guerra a' confini sua di qua, non sia per volerla in alcuno modo. Anzi discorrendo piú oltre, io credo generalmente che lo essere in guerra con Francia, da qualunque banda, li pesi assai e lo tenga in gravissimi pensieri, perché lui solo non può né co' danari né colle forze reggere tanto peso; la guerra di qua lo tiene aviluppato non sanza pericolo di questo suo governo di Castiglia, e lo essere impegnato di qua lo tiene in gran suspizione del regno di Napoli dove ha quelle forze e benivolenzia che ogni uomo sa. Trovasi collegato e ristretto collo imperadore, uomo el quale a volerlo tenere bene contento bisogna pascerlo continuamente con danari e grosse somme, di che lui non li può dare, ed in ogni maggiore unione che li abbi seco non ne trae frutto alcuno. E quando lo imperadore si alienassi da lui, non li potrebbe se non nuocere, perché el re di Francia ne accrescerebbe riputazione, e forse sendo congiunti li farebbono qualche disegno adosso in su questa governazione di Castiglia, in che lo imperadore potrebbe operare assai, e basterebbe solo el disporre lo stato di Fiandra valendosi massime della riputazione e forze di Francia. Della lega di Italia credo speri poco, conoscendo la natura del papa e la sua mala contentezza, la diffidenzia che sará ragionevolmente venuta tra' viniziani e lui, e considerando che ogni dí possa nascervi nuove divisione, di qualitá che el re di Francia vi ritorni facilmente.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
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