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      E se in nessuna quistione fu mai bisogno di savio giudice, e che considerassi lo intrinseco delle cose, è di bisogno in questa, dove è necessario che la prudenzia sia tale che con solida elezione vinca e' vani appetiti, e seguiti piú tosto la utilitá nascosta drento, che lo splendore apparente di fuora. Io confesso che accettando questa impresa e vincendo, ne risulterá verisimilmente grande augmento alle cose vostre; ed anche credo che secondo le considerazione che si possono fare de' futuri eventi delle guerre, voi vi possiate promettere la vittoria, quanto mai potessi alcuno capitano che andassi in guerra. Ma io so anche che nessuna cosa è tanto incerta, quanto li esiti delle guerre, sulle quali ogni leggiere disordine, ogni minimo caso suole qualche volta essere di momento grandissimo. Né si può promettere la vittoria chi ha la giustizia della causa, vedendosi ogni dí vincere chi combatte per la ingiustizia; né si può el capitano assicurare in sulla sapienzia sua, la quale se è bene di gran momento non opera el tutto, perché tutte le azioni della guerra non sono riposte in lui solo, anzi la maggiore parte dependono dalla virtú de' soldati, dalla qualitá de' luoghi e de' tempi e da mille accidenti sottoposti interamente alla fortuna, e' quali non sendo in mano sua, non li può lui solo regolare.
      Non si può adunche promettersi la vittoria; e se bene verisimilmente la speranza sia maggiore che la paura, si ha da considerare in contrario che sanza comparazione molto piú danno vi farebbe el perdere, che non vi facessi utilitá el vincere, perché la gloria e reputazione vostra è oggi grandissima, e tale che e' non si ha notizia di uno capitano sí glorioso in tutta la cristianitá. Vincendo, non darete ammirazione a nessuno, e se ne crescerá di poco la gloria vostra, perché a nessuno sarà nuovo che el Gran Capitano vinca; perdendo, non è cosí, perché una mala fortuna di uno giorno solo vi priverrebbe di tutti li onori e trionfi acquistati colla fatica e pericoli di tanti anni: perderesti quello splendore di essere invitto e quello tesoro che non si può pagare né estimare, né se li può fare comparazione delle ricchezze che si potessino acquistare nella vittoria, perché questo disegno è fallace, e si vede quante volte da' re e' benefici grandi sono pagati con grande ingratitudine.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





Gran Capitano