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      Pare assai alla moltitudine lo splendore del tornare in Italia a tanta impresa ed a tanto governo ed a sí grande speranze, ma piú pare a' savi el mettere voluntariamente in pericolo tanto tesoro. Debbesi considerare assai el pigliare le imprese, e massime chi giá è glorioso, chi giá ha fatto demostrazione della virtú sua, chi piú che per la rata ha travagliato e posto mano a' bisogni delli altri uomini. Non direi cosí in uno giovane, el quale non avendo ancora tentato la fortuna sua, è ragionevole che facci prova di sé medesimo, non viva in ocio brutto, ma tenti e di volere acquistare gloria, e di suvvenire a' bisogni degli altri uomini e della sua nazione. È lodato uno che con poco capitale si mette a navigare, e con pericolo di potere poco perdere, tenta di guadagnare assai; e nondimeno è biasimato uno uomo ricco che per appetito di guadagnare metta in mare tutto lo stato suo; né li sará imputato a pusillanimitá el riposarsi, ma a troppa cupiditá el travagliare. Né sará uomo che, se voi recusate questa impresa, lo ascriva a viltá di animo, anzi si imputerá a prudenzia; e quanto della vittoria sono proposti maggiori utili, tanto piú parrá officio di animo generoso e savio el saperli sprezzare. Le vittorie vostre passate sendo continuate tanto tempo ed ottenute tante volte, e massime con tanto mancamento di danari e di altre provvisione necessarie, non lasciono dubitare della virtú vostra; né si diminuisce, recusando questa impresa, la gloria, anzi si conserva lo acquistato, e si fa fede di prudenzia.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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