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      Se la fortuna buona di Italia avessi potuto piú che la imprudenzia di Lodovico Sforza, e poi, che la nostra o troppa paura o troppa cupiditá, non sarebbono oltramontani in Italia, e questa sarebbe la felicitá di tutta questa provincia e spezialmente la nostra, che eravamo temuti da li altri, ed in fatto davamo, si può dire, le legge a tutti; ma poi che le cose sono scorse in luogo che non si può sperare che Italia sia sanza barberi, è molto meglio per noi e per li altri italiani che ce ne sia due, che uno, perché la emulazione che aranno questi dua potenti insieme, sará la guardia de' manco potenti, ed in spezie ciascuno fará a gara di intrattenere la nostra republica, perché in tal caso troppo importerá la potenzia nostra.
      Ed io fo tutto questo discorso presupponendo che lo imperadore terrá per civetta nello stato di Milano Francesco Sforza, mentre ará bisogno di servirsene; ma se gli cessassino le difficoltá ed e' sospetti de' franzesi, quello ducato è sí grosso boccone che non s'ha da dubitare che lo leveranno via, e gli sará facile, sendo lui sanza forze, sanza appoggi e sanza riputazione. Non cognosciamo noi la astuzia e la avarizia spagnuola, non la cupiditá tedesca? non la ambizione naturale di tutti e' principi? Lui è sanza figliuoli, sanza fratelli, di complessione, secondo si intende, debole; potrá mancare facilmente di morte naturale o dare colore di qualche morte artificiosa. Non ci inganniamo in questo: se e' franzesi si escludono dalle cose di Italia, siamo pazzi se non tegnamo per certo che lo imperadore sará signore di Milano, e noi circundati da ogni banda ed in quelli pericoli che ho detto di sopra.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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