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      Anzi, quanto e' pericoli sono maggiori e piú spaventosi, tanto piú ci bisogna aiutare da noi medesimi con la prudenzia e virilitá; con le quali cose, aggiunta la grazia di Dio, questa republica è altre volte uscita di gravissimi frangenti, e non abbiamo da desperarci che el medesimo abbia a succedere ora, pure che con lo aiutarci da noi diamo causa a Dio di volerci aiutare.
      Noi presuppognamo tutti, per quanto io ho compreso ogni dí ne' nostri ragionamenti, che Cesare ci abbia malo animo, e che per lo appetito che ha di farsi signore di Italia, per lo odio e controversie antiche che la casa di Austria e lui hanno con noi, abbia a nuocerci in ogni occasione che ará di poterlo fare, o facciamo accordo con lui o no; perché questi rispetti possono piú apresso a' principi, che le fede e le capitulazione, massime che a chi ha malo animo e piú forze, non mancano ogni dí giustificazione. Però lo accordare con lui non ci assicura in perpetuo, né etiam per lungo tempo, ma fa solo questo effetto: che dove non faccendo lo accordo, ci fará forse guerra di presente, faccendolo, la differirá a altro tempo ed altre occasione. Né questa dilazione ci sará fatta per farci beneficio e commoditá, ché avendo desiderio di opprimerci come ha, s'ha a credere che ogni sua offerta ed amicizia sia insidiosa, ma perché lo accordo con noi gli viene a proposito per potere sanza ostaculo nostro attendere alli altri disegni suoi, e poi al tempo che gli sará commodo tornare a opprimerci con piú suo vantaggio.
      Ci bisogna adunche considerare quale sia maggiore, o el beneficio che ci fa lo allungare la guerra seco, o el danno che ci risulti di dargli opportunitá di potere sanza rispetto ed opposizione nostra fondare le altre sue cose.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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