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      El duca di Ferrara è alienato, el quale se tu fussi stato resoluto di pigliare le arme, aresti intrattenuto; Milano è perduto, che si poteva confortare e non lasciare perire; perseverando tu in irresoluzione, ti sará forse mutato, sotto lo stato di Firenze; forse e' viniziani per differire e' loro travagli si accorderanno; e cosí le resoluzione che tu volessi poi fare non sarebbono a tempo. Confesso bene che se tu sei determinato non volere pigliare le arme sanza la lega de' franzesi, che tu sei necessitato aspettare la resoluzione loro; ma vorrei che almeno tu avessi tante arme, che costoro non potessino, mentre che e' franzesi stanno sospesi, mutarti lo stato di Firenze, o metterti in qualche altro disordine. Ma se tu sei in grado che la necessitá ti sforzi a pigliare le arme etiam sanza e' franzesi, quanto piú differisce Tua Santitá, tanto piú accresce le sue difficultá e pericoli.
     
     
     
      XIII
     
      [RAGIONI CHE CONSIGLIANO A CLEMENTE VIIDI ACCORDARSI CON CARLO V.]
     
      Disputavasi innanzi a papa Clemente doppo la arrivata del delegato alla corte di Cesare e la partita di madama d'Alanson con la rottura delle pratiche della concordia tra lui e franzesi, se Sua Santitá doveva ristringersi in nuova confederazione con lo imperadore, quale gli era offerta con condizioni oneste e ragionevoli, overo temporeggiarsi per vedere le resoluzione de' franzesi. Sopra che, parlò come séguita chi consigliava Sua Santitá a intendersi bene con Cesare:
     
      Io parlerò piú per obedire a Vostra Santitá che perché mi venga da cuore, avendo veduto, non dico che e' ricordi miei non siano stati accetti, di che uno servidore non si può lamentare, ma che io sia venuto a sospetto come troppo affezionato alle cose di Cesare; e nondimanco se io fussi stato creduto, non sarebbe Vostra Santitá e gli altri di Italia nelle difficultá che ora è. Perché se doppo la assunzione del papato, avessi continuato di favorire quella parte la quale, per avere lei procurata la grandezza sua, gli era obligata e schiava, e non cominciato a promettere al re, insino in Francia, la neutralitá, era facile cosa che lui non passassi, e le cose di Cesare non sarebbono diventate sí grande che fussino formidabile a Vostra Beatitudine.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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