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      Dove è adunche fondata questa speranza di vincere, avendo gli inimici esercito piú potente di voi, sendo padroni di terre fortissime, né potendo sperare che abbino a cadere per mancamento di danari? Io non ne veggo nessuna, se giá non confidate nella mala fortuna di Cesare, la quale l'ha al continuo favorito sí estraordinariamente e fatto, io parlerò così, tanti miracoli per lui, che quando tutte le altre ragione fussino in contrario questa sola mi spaventerebbe. E quanto la fortuna possi nelle cose della guerra, e quanto si tema uno principe fortunato, ne sono pieni tutti e' libri, e testimonio infinite esperienzie. Questa ha acciecato e' principi a procurare la grandezza sua, alla quale dovevano essere inimici, questa fatto impazzare infiniti uomini per farlo grande, questa portatoli le vittorie a casa quando aspettava le rotte, questa fatto che e' soldati mercennari, che non l'hanno mai veduto né cognosciuto, l'hanno servito sanza danari piú amorevolmente, piú caldamente che non fu mai servito principe alcuno che fussi in persona in sulla guerra; questa non solo gli ha fatto guadagnare gli stati, ma dato el modo di poterli acquistare giustificatamente, come ora di Milano, che ognuno sa el duca, el Morone avergli dato giustissima causa di punirgli; questa gli fa avere contrasti, non per farlo succumbere, ma perché con lo sbattere le opposizioni diventi piú potente, e lo necessita per farlo maggiore a entrare di impresa in impresa, il che forse non farebbe per sua natura; questa dubito che, non contenta di averlo fatto re di tanti regni, di averlo fatto imperadore, di avergli aperta la via alla monarchia temporale de' cristiani, voglia anche farlo papa o padrone dello stato della Chiesa, poi che fa precipitare uno pontefice a pigliarli l'arme contro, acciò che lui vincitore abbia non solo potestá ma quasi necessitá di riformare a suo modo la Chiesa e la autoritá pontificale.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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