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      XIV
     
      [SULLO STESSO ARGOMENTO.]IN CONTRARIO.
     
      È superfluo parlare delle cose passate, Beatissimo Padre, perché è fuora di tempo; e se pure se n'avessi a parlare non meriterebbe essere ripresa Vostra Santitá di non essere stata neutrale, ma piú presto di non avere fatto scopertamente ogni opera perché e' franzesi pigliassino Milano; e di manco passione sarebbe da essere giudicato chi confortava questo, perché le cose di Italia restassino contrapesate, che chi consigliava el favorire la grandezza di Cesare, la quale porta seco la servitú degli altri. Ma pretermettendo el parlare di questo perché è tardi, dico che se negli andamenti passati Vostra Santitá non ha veduto quanto bisognava, o se come io credo e lo saprei giustificare facilmente, è mancata al consiglio di quella piú la fortuna che el giudicio, e se però le cose di Cesare ne sono venute in tanta riputazione ed esaltate insino al cielo, non debbe però Vostra Santitá perdersi di animo, né spaventarsi per avere errato, o per avere avuto poca fortuna, perché lo abandonarsi non servirebbe a altro che, con notarsi di eterna infamia, augumentare e' suoi mali e pericoli, e' quali quanto sono maggiori tanto bisogna maggiore vigore e generositá.
      Non è quella el primo principe che in partiti ardui non abbia bene eletto; anzi interviene spesso a tutti gli altri, perché gli uomini non sono dii, ed el futuro è incertissimo; non è quella il primo principe che sia venuto in avversitá, di poi con l'aiuto di Dio e di quello che s'ha fatto da sé medesimo, abbia ridotto in buono termine le cose sue, e quella fortuna che da principio se gli mostrava inimica, gli sia tornata prospera e serena.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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