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      Io non stimerei tanto che si movessi per la cupiditá di tôrre le terre della Chiesa, benché anche questo non sia poco guadagno, quanto per essere sicuro che la potenzia di uno papa non lo possi offendere, anzi avere uno papa di sorte che lui possa fidarsene e valersene; il che potria fare non giá giustamente, ma in modo che non gli manchi qualche colore di iustificazione, sotto nome di uno concilio di reformazione della Chiesa, a che potrebbe fare concorrere tante provincie che si potria quasi chiamare concilio universale. Gli effetti de' quali quando cominciano con questi modi, sono deposizione di pontefici; o dove sia grande uno imperadore, possono essere abassare tanto la autoritá de' papi che non restino piú formidolosi. E pigliando queste vie satisfará alla utilitá sua, allo odio che avessi con Vostra Santitá; ará colore di iustificazione, e forse, perché gli uomini sono facili a ingannare le loro conscienzie massime in quello che gli torna bene, gli parrá non fare cosa che non sia lecita e laudabile.
      Non sará questa ambizione o pensiero nuovo in Cesare, perché sempre chi è stato grande ha desiderato unire alla potenzia temporale la autoritá spirituale. Chi in Roma era Cesare era anche pontefice massimo; e' re di Ierusalem osservorono questo medesimo; alla etá nostra Massimiano, avo di questo, poi che restò vedovo, ebbe tra le altre sue chimere questa di pensare al papato; gli imperadori cristiani antichi, quando erano grandi, perché secondo le legge nostre non erano capaci di essere pontefici, volevano non si potessino eleggere sanza loro ed avergli a suo beneplacito.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
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