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      Ed in questa vicinitá della ruina totale e presente non pareva fussi Clemente; perché se bene temeva che la grandezza dello imperadore fussi per diminuire la autoritá sua e della Sedia apostolica, non aveva forse da temere che la fussi per distruggere o annichilare el pontificato; e minore male era tollerare qualche indignitá o depressione, che sanza speranza di vittoria pigliare una guerra, donde e lui e la Chiesa fussi per cadere in quegli estremi mali e pericoli. Consideriamo adunche quale fussi allora lo stato delle cose, e se in Clemente fu necessitá e speranza sufficiente a fargli pigliare l'arme.
      E' non è dubio alcuno che la potenzia di Cesare, quando ebbe vinto e fatto prigione el re di Francia, diventò formidolosa a tutta Italia, non vi sendo restato ostacolo che potessi interrompere el corso delle sue vittorie; el quale pericolo apparí molto maggiore quando lui ebbe occupato lo stato di Milano, e ridotto in castello el duca Francesco Sforzia in tanta angustia che, non essendo soccorso, bisognava venissi presto alla dedizione. Ma si mostrò ancora piú spaventoso quando Cesare liberò el re di Francia, ricevuto, tra gli altri patti, cessione da lui delle ragione del ducato di Milano, e promessa di non si intromettere piú in alcuna cosa di Italia, e di dargli armata per favorire la venuta sua a Roma alla incoronazione; per el quale accordo restava certo esclusa ogni speranza di potere resistere a Cesare se el re stava fermo nella osservanzia delle promesse. Spaventava questo pericolo tutti e' potentati di Italia ed el papa particularmente, che si trovava sanza arme, sanza danari, e con lo stato della Chiesa condizionato di sorte, per la debolezza delle terre e per le fazione de' sudditi suoi, che essendo assaltato da Cesare, non arebbe avuto forma alcuna di difendersi; in modo che avendo lui da dubitare e della ambizione ordinaria degli uomini e della insolenzia naturale di chi è vincitore, non gli restava altra sicurtá, non volendo cercare nuovi compagni ed amicizie, che confidarsi nella maestá del pontificato e nella opinione, che insino allora era divulgata da molti, della bontá di Cesare.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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