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      Speriamo, dirá un altro, che Dio ci aiuti, che non lasci perire questa cittá, dove sono tanti monasteri, tanti santi uomini, dove si fanno tante buone opere; soccorso certamente migliore di tutti gli altri quando venissi, ma che certezza n'avete voi tale che per questa debbiate governarvi imprudentemente? Non hanno scritto quelli in sulle predizione de' quali vi fondate, che vi governiate sempre saviamente, che facciate tutte le provisione umane, che non tentiate Dio? Non è questo tentare Dio, pigliare tutti e' partiti a contrario, pigliare una difesa sopra le forze vostre, volere soli resistere a tutto el mondo? Non si offende egli Dio a essere causa che tanti contadini, tanti poveri uomini muoino di fame, che tante donne vadino male, che una cittá sí bella, sí nobile si distrugga? Credete che Dio abbia misericordia di voi, poi che voi medesimi non l'avete? È bene conveniente collocare la speranza sua in Dio, raccomandarsi con le orazione e con le buone opere, ma di poi pigliare e' partiti con la ragione e sperare che Dio v'aiuti se vi governerete da savi, non fare el male perché venga bene, e governandosi secondo el debito della ragione, rimettersi del resto a Dio; altrimenti faccendo non lo placate, ma lo irritate e gli date cagione di voltare la sua misericordia in giusto sdegno.
      Queste, se bene le considerate, sono le speranze vostre, le quali doverrebbe oramai toccare con mano ognuno che sono vane e sanza fondamento, e però essere certi che el papa si è mosso a mandare qui per compassione che ha di questa povera cittá, e nondimeno arebbe differito a mandare tanto che per voi medesimi vi fussi mossi a ricercarnelo; ma el timore che differendo piú non si sia co' rimedi a tempo, l'ha sforzato a non tardare.


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Discorsi politici
di Francesco Guicciardini
pagine 167

   





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