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      Però chi cognosce e' pericoli non gli debbe presupporre tutti certi; ma discorrendo con prudenzia quello in che lui può sperare di aiutarsi, e dove el caso verisimilmente gli può fare favore, farsi animo, né si ritirare dalle imprese virili e onorevole per paura di tutti e' pericoli che cognosce aversi a correre.
     
      91. Erra chi dice che le lettere guastano e' cervelli degli uomini, perché è forse vero in chi l'ha debole; ma dove lo truovano buono, lo fanno perfetto; perché el buono naturale congiunto col buono accidentale fa nobilissima composizione.
     
      92. Non furono trovati e' príncipi per fare beneficio a loro, perché nessuno si sarebbe messo in servitú gratis; ma per interesse de' populi, perché fussino bene governati; però come uno principe ha piú rispetto [a sé che] a' populi, non è piú principe, ma tiranno.
     
      93. È sanza comparazione piú detestabile la avarizia in uno principe che in uno privato, non solo perché avendo piú facultá da distribuire priva gli uomini di tanto piú, ma ancora perché quello che ha uno privato è tutto suo e per uso suo, e ne può disporre sanza querela giusta di alcuno; ma quanto ha el principe, gli è dato per uso e beneficio di altri, e però ritenendolo in sé frauda gli uomini di quello che debbe loro.
     
      94. Dico che el duca di Ferrara che fa mercantanzia non solo fa cosa vergognosa, ma è tiranno, faccendo quello che è officio de' privati e non suo; e pecca tanto verso e' populi, quanto peccherebbono e' popoli verso lui, intromettendosi in quello che è officio solum del principe.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





Ferrara