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      143. La libertá delle republiche è ministra della iustizia, perché non è ordinata a altro fine, che per defensione che l'uno non sia oppresso dall'altro; però chi potessi essere sicuro che in uno stato di uno o di pochi si osservassi la giustizia, non arebbe causa di desiderare molto la libertá. E questa è la ragione che gli antichi savi e filosofi non laudorono piú che gli altri e' governi liberi; ma preposono quelli, ne' quali era meglio provisto alla conservazione delle legge e della giustizia.
     
      144. Quando le nuove s'hanno da autore incerto e siano nuove verisimile o espettate, io gli presto poca fede, perché gli uomini facilmente fanno invenzione di quelli che si aspetta o si crede. Piú orecchi vi presto, se sono estravaganti o inespettate; perché manco soccorre agli uomini el fare invenzione o persuadersi quello che non è in alcuna considerazione; e di questo ho veduto in molte volte esperienzia.
     
      145. Grande sorte è quella degli astrologi, che se bene la loro è una vanitá, o per difetto della arte o per difetto suo, piú fede gli dá una veritá che pronosticano che non gli toglie cento falsitá. E nondimeno negli altri uomini una bugia che sia reprovata a uno, fa che si sta sospeso a crederli tutte le altre veritá. Procede questo dal desiderio grande che hanno gli uomini di sapere el futuro; di che non avendo altro modo, credono facilmente a chi fa professione di saperlo loro dire, come lo infermo al medico che gli promette la salute.
     
      146. Pregate Dio di non vi trovare dove si perde, perché ancora che sia sanza colpa vostra n'arete sempre carico; né si può andare su per tutte le piazze e banche a giustificarsi: cosí chi si truova dove si vince riporta sempre laude etiam sanza suo merito.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





Dio