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      26. Gli uomini doverebbono tenere molto piú conto delle sustanzie ed effetti che delle cerimonie, e nondimeno è incredibile quanto la umanitá e gratitudine di parole leghi communemente ognuno; il che nasce che a ognuno pare meritare di essere stimato assai, e però si sdegna come gli pare che tu non ne tenga quello conto che si persuade meritare.
     
      27. La vera e fondata sicurtá di chi tu dubiti, è che le cose stiano in modo che benché voglia non ti possa nuocere; perché quelle sicurtá che sono fondate in sulla voluntá e discrezione di altri sono fallace, atteso quanto poca bontá e fede si truova negli uomini.
     
      28. Io non so a chi dispiaccia piú che a me la ambizione, la avarizia e le mollizie de' preti; sí perché ognuno di questi vizi in sé è odioso, sí perché ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vita dipendente da Dio; e ancora perché sono vizi sí contrari che non possono stare insieme se non in uno subietto molto strano. Nondimeno el grado che ho avuto con piú pontefici, m'ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Luther quanto me medesimo, non per liberarmi dalle legge indotte dalla religione cristiana nel modo che è interpretata e intesa communemente, ma per vedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autoritá.
     
      29. Ho detto molte volte, ed è verissimo, che piú è stato difficile a' fiorentini a fare quello poco dominio che hanno, che a' viniziani el loro grande; perché e' fiorentini sono in una provincia che era piena di libertá, le quali è difficillimo a estinguere; però si vincono con grandissima fatica, e vinte si conservano con non minore.


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Ricordi
di Francesco Guicciardini
pagine 100

   





Dio Martino Luther