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      Aggiugnevansi gli stimoli di Antonello da San Severino principe di Salerno, e di Bernardino della medesima famiglia principe di Bisignano, e di molti altri baroni sbanditi del reame di Napoli; i quali, ricorsi piú anni prima in Francia, avevano continuamente incitato Carlo a questa impresa, allegando la pessima disposizione, piú presto disperazione, di tutto il regno, e le dipendenze e il seguito grande che avere in quello si promettevano. Stette in questa varietà di pareri sospesa molti giorni la deliberazione, essendo non solo dubbio agli altri quello che s'avesse a determinare ma incerto e incostante l'animo di Carlo; perché, ora stimolandolo la cupidità della gloria e dello imperio ora raffrenandolo il timore, era talvolta irresoluto, talvolta si volgeva al contrario di quello che pareva che prima avesse determinato. Pure ultimatamente, prevalendo la sua pristina inclinazione e il fato infelicissimo d'Italia a ogni contradizione, rifiutati del tutto i consigli quieti, fu fatta, ma senza saputa di altri che del vescovo di San Malò e del siniscalco di Belcari, convenzione con lo imbasciadore di Lodovico. Della quale stettono piú mesi occulte le condizioni, ma la somma fu che, passando Carlo in Italia o mandando esercito per l'acquisto di Napoli, il duca di Milano fusse tenuto a dargli il passo per il suo stato, a mandare con le sue genti cinquecento uomini d'arme pagati, permettergli che a Genova armasse quanti legni volesse, e a prestargli, innanzi partisse di Francia, dugentomila ducati; e da altra parte il re si obligò alla difesa del ducato di Milano contro a ciascuno, con particolare menzione di conservare l'autorità di Lodovico, e a tenere ferme in Asti, città del duca di Orliens, durante la guerra, dugento lancie, perché fussino preste a' bisogni di quello stato: e o allora o non molto dipoi, per una scritta sottoscritta di propria mano, promesse, ottenuto che avesse il reame di Napoli, concedere a Lodovico il principato di Taranto.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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