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      Le quali terre, nella pace fatta dal re Luigi, erano state concordemente riconosciute come per dote di Margherita predetta.
      Stabilissi, per esser renduta al regno di Francia la pace da tutti i vicini, la deliberazione della guerra di Napoli per l'anno prossimo; e che in questo mezzo tutte le provisioni necessarie si preparassino, sollecitate continuamente da Lodovico Sforza. Il quale (come i pensieri degli uomini di grado in grado si distendono), non pensando piú solo a assicurarsi nel governo ma sollevato a piú alti pensieri, aveva nell'animo, con l'occasione de' travagli degli Aragonesi, trasferire in tutto in sé il ducato di Milano: e per dare qualche colore di giustizia a tanta ingiustizia, e fermare con maggiori fondamenti le cose sue a tutti i casi che potessino intervenire, maritò Bianca Maria sorella di Giovan Galeazzo e sua nipote a Massimiliano, succeduto nuovamente per la morte di Federico suo padre nello imperio romano; promettendogli in dote in certi tempi quattrocentomila ducati in pecunia numerata, e in gioie e in altri apparati ducati quarantamila. E da altro canto Massimiliano, seguitando in questo matrimonio piú i danari che il vincolo della affinità, si obligò di concedere a Lodovico, in pregiudicio di Giovan Galeazzo nuovo cognato, l'investitura del ducato di Milano, per sé, per i figliuoli e per i discendenti suoi; come se quello stato, dopo la morte di Filippo Maria Visconte, fusse di legittimo duca sempre vacato: promettendo di consegnargli, al tempo dell'ultimo pagamento, i privilegi, spediti in forma amplissima.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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