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      Le parole furono generali per la presenza di Lodovico, dimostrando molestia del suo male, e confortandolo a attendere con buona speranza alla recuperazione della salute; ma l'affetto dell'animo non fu senza grande compassione cosí del re come di tutti coloro che erano con lui, tenendo ciascuno per certo la vita dello infelice giovane dovere, per le insidie del zio, essere brevissima. E si accrebbe molto piú per la presenza di Isabella sua moglie; la quale, ansia non solo della salute del marito e di uno piccolo figliuolo che aveva di lui, ma mestissima oltre a questo per il pericolo del padre e degli altri suoi, si gittò molto miserabilmente, nel cospetto di tutti, a' piedi del re, raccomandandogli con infinite lacrime il padre e la casa sua di Aragona: alla quale il re, benché mosso dall'età e dalla forma dimostrasse averne compassione, nondimeno, non si potendo per cagione cosí leggiera fermare un movimento sí grande, rispose che essendo condotta la impresa tanto innanzi era necessitato a continuarla.
      Da Pavia andò il re a Piacenza, dove essendosi fermato sopravenne la morte di Giovan Galeazzo, per la quale Lodovico che l'avea seguíto ritornò con grandissima celerità a Milano. Dove da' principali del consiglio ducale, subornati da lui, fu proposto che, per la grandezza di quello stato e per i tempi difficili i quali in Italia si preparavano, sarebbe cosa molto perniciosa che il figliuolo di Giovan Galeazzo di età d'anni cinque succedesse al padre, ma essere necessario avere uno duca che fusse grande di prudenza e d'autorità; e però doversi, dispensando, per la salute publica e per la necessità, alla disposizione della legge, come permettono le leggi medesime, costrignere Lodovico a consentire che in sé si trasferisse per beneficio universale la degnità del ducato, peso gravissimo in tempi tali: col quale colore, cedendo l'onestà all'ambizione, benché simulasse fare qualche resistenza, assunse la mattina seguente i titoli e le insegne del ducato di Milano; protestato prima segretamente riceverle come appartenenti a sé per l'investitura del re de' romani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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