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      aveva, con false calunnie e con giudici ingiusti, usurpato certi condotti di acque e possessioni. Però Orliens, composta la cosa con loro, accompagnato da Lodovico marchese di Saluzzo, passato di notte il fiume del Po al ponte a Stura, giurisdizione del marchese di Monferrato, fu con le sue genti da' congiurati, senza alcuna resistenza, ricevuto in Novara, donde avendo subito fatto scorrere parte delle sue genti insino a Vigevano, si crede che se con tutto l'esercito fusse sollecitamente andato verso Milano si sarebbono suscitati grandissimi movimenti: perché, intesa la perdita di Novara, si veddono molto sollevati a cose nuove gli animi de' milanesi; e Lodovico, non manco timido nell'avversità che immoderato nelle prosperità (come quasi sempre è congiunta in uno medesimo subietto la insolenza con la timidità), dimostrava con inutili lagrime la sua viltà; né le genti che erano con Galeazzo, nelle quali sole consisteva la sua difesa, restate indietro, si dimostravano in luogo alcuno.
      Ma non essendo sempre note a' capitani le condizioni e i disordini degli inimici, si perdono spesso nelle guerre bellissime occasioni: né anche pareva verisimile che contro a uno principe tanto potente potesse succedere sí subita mutazione. Orliens, per stabilire l'acquisto di Novara, si fermò all'espugnazione della rocca, la quale il quinto dí convenne d'arrendersi se infra uno dí non fusse soccorsa; per il quale intervallo di tempo ebbe spazio il Sanseverino di ridursi con le sue genti in Vigevano, e il duca, che per riconciliarsi gli animi de' popoli aveva, per bando publico, levati molti dazi che prima aveva imposti, di accrescere l'esercito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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