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      Potevano certamente nell'animo del re, poco capace di eleggere la piú sana parte, qualche cosa queste ragioni: ma molto piú potenti furono i prieghi e le lagrime de' pisani, i quali popolarmente, insieme con le donne e co' piccoli fanciulli, ora prostrati innanzi a' suoi piedi ora raccomandandosi a ciascuno, benché minimo, della corte e de' soldati, con pianti grandissimi e con urla miserabili deploravano le loro future calamità, l'odio insaziabile de' fiorentini, la desolazione ultima di quella patria, la quale non arebbe causa di lamentarsi d'altro che d'avergli il re conceduta la libertà e promesso di conservargliene; perché questo, credendo essi la parola del re cristianissimo di Francia essere parola ferma e stabile, aveva dato loro animo di provocarsi tanto piú l'inimicizia de' fiorentini. Co' quali pianti ed esclamazioni commossono talmente insino a' privati uomini d'arme, insino agli arcieri dell'esercito e molti ancora de' svizzeri, che andati in grandissimo numero e con tumulto grande innanzi al re, parlando in nome di tutti Salazart uno de' suoi pensionari, lo pregorono ardentemente che, per l'onore della persona sua propria, per la gloria della corona di Francia, per consolazione di tanti suoi servidori parati a mettere a ogn'ora la vita per lui, e che lo consigliavano con maggiore fede che quegli che erano corrotti da' danari de' fiorentini, non togliesse a' pisani il beneficio che egli stesso aveva loro fatto; offerendogli che, se per bisogno di danari si conduceva a deliberazione di tanta infamia, pigliasse piú presto le collane e argenti loro, e ritenesse i soldi e le pensioni che ricevevano da lui.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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