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      Ma come si vedde certamente che egli si dirizzava a Fornuovo, l'esercito italiano, che prima, per i conforti di tanti capitani e per la fama del piccolo numero degl'inimici, era molto inanimito, rimesse qualche parte del suo vigore, considerando il valore delle lancie franzesi, la virtú de' svizzeri a' quali senza comparazione la fanteria italiana era tenuta inferiore, il maneggio espedito dell'artiglierie, e, quel che muove assai gli uomini quando hanno fatto contraria impressione, l'ardire inaspettato de' franzesi d'approssimarsi loro con tanto minore numero di gente. Per le quali considerazioni raffreddati eziandio gli animi de' capitani, era stato messo in consulta tra loro quel che s'avesse a rispondere al trombetto mandato dal marisciallo; parendo, da una parte, molto pericoloso il rimettere a discrezione della fortuna lo stato di tutta Italia, dall'altra, che e' fusse con grande infamia della milizia italiana dimostrare di non avere animo d'opporsi all'esercito franzese, che tanto inferiore di numero ardiva di passare innanzi agli occhi loro. Nella quale consulta essendo diversi i pareri de' capitani, dopo molte dispute determinorono finalmente dare della domanda del re avviso a Milano, per eseguire quello che quivi concordemente dal duca e dagli oratori de' confederati fusse determinato. Tra' quali consultandosi, il duca e l'oratore veneto che erano piú propinqui al pericolo concorsono nella medesima sentenza: che all'inimico, quando voleva andarsene, non si doveva chiudere la strada, ma piú presto, secondo il vulgato proverbio, fabbricargli il ponte d'argento; altrimenti essere pericolo che la timidità, come si poteva comprovare con infiniti esempli, convertita in disperazione, non si aprisse il cammino con molto sangue di quegli che poco prudentemente se gli opponevano, Ma l'oratore de' re di Spagna, desiderando che senza pericolo de' suoi re si facesse esperienza della fortuna, instette efficacemente, e quasi protestando, che non si lasciassino passare, né si perdesse l'occasione di rompere quell'esercito, il quale se si salvava restavano le cose d'Italia ne' medesimi anzi in maggiori pericoli che prima; perché tenendo il re di Francia Asti e Novara, ubbidiva a' comandamenti suoi tutto il Piemonte, e avendo alle spalle il reame di Francia, reame tanto potente e tanto ricco, i svizzeri vicini e disposti ad andare a' soldi suoi in quel numero volesse, e trovandosi accresciuto di riputazione e d'animo, se l'esercito della lega, tanto superiore al suo, gli desse cosí vilmente la strada, attenderebbe a travagliare Italia con maggiore ferocità: e che a' suoi re sarebbe quasi necessario fare nuove deliberazioni, conoscendo che gl'italiani o non volevano o non avevano animo di combattere co' franzesi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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