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      Sparsesi allora fama per tutta Italia che le genti di Lodovico Sforza, per ordine suo secreto, non avevano voluto combattere, perché essendo sí potente esercito de' viniziani nel suo stato non avesse forse manco in orrore la vittoria loro che de' franzesi, i quali desiderasse che non restassino né vinti né vincitori, e che, per essere piú sicuro in ogni evento, volesse conservare intere le forze sue; il che s'affermava essere stato causa che l'esercito italiano non avesse conseguita la vittoria: la quale opinione fu fomentata dal marchese di Mantova, e dagli altri condottieri de' viniziani per dare maggiore riputazione a se medesimi, e accettata volentieri da tutti quegli che desideravano che la gloria della milizia italiana si accrescesse. Ma io udi' già da persona gravissima, e che allora era a Milano in grado tale che aveva notizia intera delle cose, confutare efficacemente questo romore, perché avendo Lodovico voltate quasi tutte le forze sue all'assedio di Novara, non aveva tante genti in sul Taro che fussino di molto momento alla vittoria; la quale arebbe ottenuta l'esercito de' confederati se non gli avessino nociuto piú i disordini propri che il non avere maggiore numero di gente, massime che molte delle viniziane non entrorono nella battaglia. E se bene il conte di Gaiazzo mandò contro agli inimici una parte sola, e quella freddamente, potette procedere perché era tanto gagliarda l'antiguardia franzese che e' conobbe essere di molto pericolo il commettersi alla fortuna; e in lui, per l'ordinario, arebbono dato piú ammirazione l'azioni animose che le sicure.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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