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      Però temendo che la dilazione e la fama della rotta avuta in Calavria non raffreddasse questa disposizione, raccolti, oltre alle galee che aveva condotte d'Ischia e quelle quattro con le quali s'era partito da Napoli Alfonso suo padre, i legni dell'armata venuta di Spagna, e quanti piú potette raccorne dalle città e da' baroni di Sicilia, si mosse del porto di Messina, non lo ritardando il non avere uomini da armargli, come quello che, non avendo forze convenienti a tanta impresa, era necessitato d'aiutarsi non meno con le dimostrazioni che con la sostanza delle cose. Partí adunque di Sicilia con sessanta legni di gaggia e con venti altri legni minori, e con lui Ricaiensio catelano, capitano dell'armata spagnuola, uomo nelle cose navali di grande virtú ed esperienza; ma con tanti pochi uomini da combattere che nella maggiore parte non erano quasi altri che i destinati al servigio del navigare. In questo modo erano piccole le forze sue, ma grande per lui il favore e la volontà de' popoli. Perciò arrivato alla spiaggia di Salerno, subito Salerno la costa di Malfi e la Cava alzorno le sue bandiere. Volteggiò di poi due giorni sopra a Napoli, aspettando, ma indarno, che nella terra si facesse qualche tumulto, perché i franzesi, prese presto l'armi e messe buone guardie ne' luoghi opportuni, repressono la ribellione che già bolliva; e arebbono rimediato a tutti i loro pericoli se avessino arditamente seguitato il consiglio di alcuni di loro i quali, congetturando i legni aragonesi essere male forniti di combattenti, confortavano Mompensieri che, ripiena l'armata franzese, che era nel porto, di soldati e d'uomini atti a combattere, assaltasse con essa gl'inimici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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