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      La quale nazione, in ogni tempo indomita e feroce, aveva circa venti anni innanzi augumentato molto la sua riputazione; perché essendo assaltati con potentissimo esercito da Carlo duca di Borgogna, quello che per la potenza e per la fierezza sua era al regno di Francia e a tutti i vicini di grandissimo terrore, gli avevano in pochi mesi dato tre rotte e nell'ultima, o mentre combatteva o nella fuga (perché fu oscuro il modo della sua morte) privatolo della vita. Per la virtú loro adunque, e perché con essi non avevano i franzesi emulazione o differenza alcuna, né per propri interessi causa di sospettarne, come avevano de' tedeschi, non conducevano altri fanti forestieri che svizzeri, e usavano in tutte le guerre gravi l'opera loro; e in questo tempo piú volentieri che negli altri, per conoscere che il soccorrere Novara, circondata da tanto esercito e contro a tanti fanti tedeschi, che guerreggiavano con la medesima disciplina che i svizzeri, era cosa difficile e piena di pericoli.
      È posta in mezzo tra Turino e Novara la città di Vercelli, membro già del ducato di Milano ma conceduta da Filippo Maria Visconte, nelle lunghe guerre che ebbe co' viniziani e co' fiorentini, ad Amideo duca di Savoia, perché s'alienasse da loro; nella quale città non era ancora entrata gente d'alcuna delle parti, perché la duchessa, madre e tutrice del piccolo duca di Savoia, e d'animo totalmente franzese, non aveva voluto scoprirsi per il re insino che non fusse piú potente, dando in questo mezzo parole grate e speranza al duca di Milano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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