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      Perché chi è quello che, esperto della natura e de' costumi di quella nazione e che sappia quanto sia difficile, quando sono tanti insieme, il maneggiargli, ci assicuri che non faccino qualche pericoloso tumulto, massime procedendo le cose con lunghezza? nella quale, per cagione de' pagamenti ne' quali sono insaziabili, e per altri accidenti, possono nascere mille occasioni di alterargli. Cosí restiamo incerti se gli aiuti loro ci abbino a essere medicina o veleno; e in questa incertitudine come possiamo noi fermare i nostri consigli? come possiamo noi risolverci a deliberazione alcuna animosa e grande? Nessuno dubita che piú onorevole sarebbe, piú sicura per la difesa del regno di Napoli, la vittoria che l'accordo; ma in tutte le azioni umane, e nelle guerre massimamente, bisogna spesso accomodare il consiglio alla necessità, né, per desiderio di ottenere quella parte che è troppo difficile e quasi impossibile, esporre il tutto a manifestissimo pericolo; né è manco ufficio del valoroso capitano fare operazione di savio che d'animoso. Né è stata l'impresa di Novara principalmente impresa vostra, né appartiene se non per indiretto a voi che non pretendete diritto al ducato di Milano; né fu la partita vostra da Napoli per fermarsi a fare la guerra nel Piemonte ma per ritornare in Francia, a fine di riordinarvi di danari e di genti, da potere piú gagliardamente soccorrere il regno di Napoli: il quale, in questo mezzo, col soccorso dell'armata partita da Nizza, con le genti vitellesche con gli aiuti e co' danari de' fiorentini, si intratterrà tanto che potrà facilmente aspettare le potenti provisioni che, ricondotto in Francia, voi farete.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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