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      Nondimeno erano stati piú pronti gli aiuti del duca di Milano; il quale, intrattenendosi nel tempo medesimo con varie pratiche co' fiorentini, aveva ordinato che Fracassa, sotto colore di faccende private, perché avea possessioni in quello contado, andasse a Pisa, e che i genovesi vi mandassino di nuovo fanti: attendendo in questo mezzo i viniziani a confortare i pisani con promesse di mandare loro aiuto, per il che avevano mandato a Genova uno secretario a soldare fanti e a confortare i genovesi a non abbandonare i pisani; ma il mandargli a Pisa eseguivano lentamente, perché, mentre che la cittadella era tenuta per il re e, molto piú, mentre che il re era in Italia, non giudicavano essere da fare molto fondamento in quelle cose.
      E da altra parte i fiorentini, intese le nuove convenzioni fatte dagli oratori loro col re a Turino, avevano augumentato l'esercito loro, per potere, subito che arrivassino l'espedizioni regie, costrignere i pisani a ricevergli: le quali mentre ritardano, per l'arrestamento fatto del loro imbasciadore, preso il castello di Palaia, poseno il campo a Vico Pisano. L'oppugnazione del qual castello riuscí vana: parte perché i capitani, o con cattivo consiglio o perché giudicassino non avere gente sufficiente a porre il campo dalla parte di verso Pisa, massime avendovi i pisani fatto uno bastione in luogo rilevato assai vicino alla terra, s'accamporono dalla banda di sotto verso Bientina, luogo poco opportuno a nuocere a Vico, e dove stando restava aperto il cammino da Pisa e da Cascina agli assediati; parte perché Pagolo Vitelli con la compagnia sua e de' fratelli, ricevuti tremila ducati da' pisani, v'entrò alla difesa, dicendo avere lettere dal re e comandamento dal generale di Linguadoca, fratello del cardinale di San Malò, il quale infermo era rimasto a Pietrasanta, di difendere, insino che altro non gli fusse ordinato, Pisa e il suo contado: ed era certamente cosa maravigliosa che in uno tempo medesimo i pisani fussino difesi dalle genti del re di Francia e aiutati similmente da quelle del duca di Milano e nutriti di speranze da' viniziani, con tutto che e quel senato e il duca fussino in manifesta guerra col re.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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