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      Nondimeno essendosi ribellata da loro la città di Cosenza, la recuperorno e saccheggiorno. Né in tante necessità e pericoli de' suoi provisione alcuna di Francia compariva: perché il re, fermatosi a Lione, attendeva a giostre a torniamenti e a piaceri, deposti i pensieri delle guerre; affermando sempre di volere di nuovo attendere alle cose d'Italia ma non ne dimostrando co' fatti memoria alcuna. E nondimeno, avendogli riportato Argentone da Vinegia che il senato viniziano aveva risposto non pretendere d'avere inimicizia seco, non avendo pigliate l'armi se non dopo l'occupazione di Novara, né per altro che per la difesa del duca di Milano loro collegato, e però giudicare essere superfluo il riconfermare l'amicizia antica con nuova pace, e che da altra parte gli aveva fatto offerire per terze persone di indurre Ferdinando a dargli di presente qualche somma di danari e costituirgli censo di cinquantamila ducati l'anno, lasciandogli per sicurtà in mano Taranto per certo tempo, il re, come se avesse il soccorso preparato e potente, ricusò di prestarvi orecchi: con tutto che, oltre alle difficoltà d'Italia, non fusse a' confini della Francia senza molestia; perché Ferdinando re di Spagna, venuto personalmente a Perpignano, aveva fatto correre delle sue genti in Linguadoca, facendo prede e danni assai e continuando con dimostrazione di maggiore moto; ed era morto nuovamente il delfino di Francia, unico figliuolo del re: tutte cose da farlo piú facilmente, se in lui fusse stata capacità di determinarsi alla pace o alla guerra, inclinare a qualche concordia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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