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      La somma de' patti fu: che agli Orsini fusse lecito continuare insino alla fine nella condotta del re di Francia, nella quale era espresso che e' non fussino tenuti a pigliare l'armi contro alla Chiesa: riavessino tutte le terre perdute in questa guerra ma pagando al pontefice cinquantamila ducati, trentamila subito, che da Federigo fussino liberati Giangiordano e Pagolo Orsini, perché Verginio era pochi dí innanzi morto in Castel dell'Uovo, o di febbre o come alcuni credettono di veleno, e gli altri ventimila si pagassino infra otto mesi, ma depositando in mano de' cardinali [Ascanio] e di Sanseverino l'Anguillara e Cervetri, per l'osservanza del pagamento: liberassinsi i prigioni fatti nella giornata di Soriano, eccetto il duca d'Urbino; della liberazione del quale, benché s'affaticassino gli oratori de' collegati, il pontefice non fece instanza, perché sapeva gli Orsini non avere facoltà di provedere a' danari, i quali si trattava pagassino, se non mediante la taglia di quel
      duca; la quale fu poco poi concordata in quarantamila ducati, e aggiuntovi che non prima fusse liberato che Pagolo Vitelli, il quale quando si arrendé Atella era restato prigione del marchese di Mantova, conseguisse senza pagare alcuna cosa la sua liberazione.
      Espedito il pontefice poco onorevolmente della guerra degli Orsini, dati danari alle genti che conduceva Consalvo, e unite seco le sue, lo mandò all'impresa d'Ostia che si teneva ancora in nome del cardinale di San Piero in Vincola, dove appena furono piantate l'artiglierie che il castellano si arrendé a Consalvo a discrezione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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