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      Assentí a questo disegno il pontefice, desideroso di separare i fiorentini dal re di Francia con le ingiurie poi che era stato impedito di separargli co' benefici; né contradisse il duca di Milano, non gli parendo potere fare fondamento o intelligenza stabile con quella città per i disordini del presente governo, se bene da altra parte non gli piacesse il ritorno di Piero, sí per l'offese fattegli come perché dubitava non avesse a dipendere troppo dall'autorità de' viniziani. Raccolti adunque Piero quanti danari potette da se medesimo e con l'aiuto degli amici, e si credette che qualche piccola quantità gli fusse somministrata da' viniziani, andò a Siena, e dietro a lui l'Alviano con cavalli e con fanti, facendo il cammino sempre di notte e fuora di strada acciocché l'andata sua fusse occultissima a' fiorentini. A Siena, per favore di Giacoppo e di Pandolfo Petrucci, cittadini principali di quel governo e amici paterni e suoi, ebbe secretamente altre genti; in modo che con seicento cavalli e quattrocento fanti eletti si partí, due dí poi che era cominciata la tregua, nella quale non si comprendevano i sanesi, verso Firenze, con speranza che, arrivandovi quasi improviso in sul fare del dí, avesse facilmente, o per disordine o per tumulto il quale sperava aversi a levare in suo favore, a entrarvi: il quale disegno non sarebbe forse riuscito vano se la fortuna non avesse supplito alla negligenza de' suoi avversari. Perché essendo al principio della notte alloggiato alle Tavernelle, che sono alcune case in sulla strada maestra, con pensiero di camminare la maggior parte della notte, una pioggia che sopravenne molto grande gli dette tale impedimento che e' non potette presentarsi a Firenze se non molte ore poi che era levato il sole; il quale indugio dette tempo a quegli che facevano professione di essergli particolari inimici, perché la plebe e quasi tutto il resto de' cittadini stava ad aspettare quietamente l'esito della cosa, di prendere l'armi con gli amici e seguaci loro, e ordinare che da' magistrati fussino chiamati e ritenuti nel palagio publico i cittadini sospetti, e farsi forti alla porta che va a Siena; alla quale, pregato da loro, andò medesimamente Pagolo Vitelli, che ritornando da Mantova era, per sorte, la sera precedente, giunto in Firenze: di modo non si movendo cosa alcuna nella città, né Piero potente a sforzare la porta alla quale s'era accostato per un tiro d'arco, poi che vi fu dimorato quattro ore, temendo che con pericolo suo non sopravenissino le genti d'arme de' fiorentini, le quali pensava, come era vero, che fussino state chiamate di quel di Pisa, se ne ritornò a Siena.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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