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      Donde l'Alviano partitosi, e introdotto in Todi da' guelfi, saccheggiò quasi tutte le case de' ghibellini e ammazzò cinquantatré de' primi di quella parte; il quale esempio seguitando Antonello Savello, entrato in Terni, e i Gatteschi col favore de' Colonnesi entrati in Viterbo, feceno simiglianti mali nell'un luogo e nell'altro, e nel paese circostante contro a' guelfi: non provedendo a tanti disordini dello stato ecclesiastico il pontefice, aborrente dallo spendere in cose simili, e perché, prendendo per sua natura piccola molestia delle calamità degli altri, non si turbava di quelle cose che gli offendevano l'onore pure che l'utilità o i piaceri non si impedissino.
      Ma non potette già fuggire gli infortuni domestici, i quali perturborono la casa sua con esempli tragici, e con libidini e crudeltà orribili, eziandio in ogni barbara regione. Perché avendo, insino da principio del suo pontificato, disegnato di volgere tutta la grandezza temporale al duca di Candia suo primogenito, il cardinale di Valenza il quale, d'animo totalmente alieno dalla professione sacerdotale, aspirava all'esercizio dell'armi, non potendo tollerare che questo luogo gli fusse occupato dal fratello, e impaziente oltre a questo che egli avesse piú parte di lui nell'amore di madonna Lucrezia sorella comune, incitato dalla libidine e dalla ambizione (ministri potenti a ogni grande sceleratezza), lo fece, una notte che e' cavalcava solo per Roma, ammazzare e poi gittare nel fiume del Tevere secretamente. Era medesimamente fama (se però è degna di credersi tanta enormità) che nell'amore di madonna Lucrezia concorressino non solamente i due fratelli ma eziandio il padre medesimo: il quale avendola, come fu fatto pontefice, levata dal primo marito come diventato inferiore al suo grado, e maritatala a Giovanni Sforza signore di Pesero, non comportando d'avere anche il marito per rivale, dissolvé il matrimonio già consumato; avendo fatto, innanzi a giudici delegati da lui, provare con false testimonianze, e dipoi confermare per sentenza, che Giovanni era per natura frigido e impotente al coito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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