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      Alla quale cosa se gli presentava opportunità non piccola,  avendo la morte di Carlo causate negli italiani inclinazioni molto diverse dalle passate: perché il pontefice, stimolato dagli interessi propri, i quali conosceva non potere saziare stando quieta Italia, desiderava che le cose di nuovo si turbassino; e i viniziani, cessato il timore che per le ingiurie fatte a Carlo avevano avuto di lui, non erano d'animo alieno da confidarsi del nuovo re. La quale disposizione era per augumentarsi ogni dí piú, perché Lodovico Sforza, se bene conoscesse dovere avere piú duro e piú implacabile inimico, nutrendosi con la speranza con la quale si nutriva similmente Federigo d'Aragona che e' non potesse cosí presto attendere alle cose di qua da' monti, e impedito dallo sdegno presente a discernere il pericolo futuro non era per astenersi da opporsi loro nelle cose di Pisa. Soli i fiorentini cominciavano a discostarsi con l'animo dell'amicizia franzese: perché se bene il nuovo re fusse stato prima loro fautore, ora, pervenuto alla corona, non aveva con essi vincolo alcuno, né per fede data né per benefici ricevuti, come aveva avuto l'antecessore, per le capitolazioni fatte in Firenze e in Asti, e per l'avere voluto piú presto sottoporsi a molti affanni e pericoli che abbandonare la sua congiunzione; e la discordia che continuamente cresceva tra i viniziani e il duca di Milano era cagione che, essendo cessato il timore avuto delle forze de' collegati, e sperando piú nel favore propinquo e certo di Lombardia che ne' soccorsi lontani e incerti di Francia, avevano cagione di stimare manco quella amicizia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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