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      Costrinsegli ancora questo caso a ricercare con grande instanza aiuto dal duca di Milano: e tanto piú che, subito dopo la rotta, avevano supplicato al re di Francia che, per rimuovere con le forze e con l'autorità i loro pericoli, mandasse trecento lancie in Toscana, ratificasse la condotta, fatta vivente Carlo, de' Vitelli, provedendo per la porzione sua al pagamento, e confortasse i viniziani ad astenersi da offendergli; delle quali cose, perché il re non voleva farsi odioso o sospetto a' viniziani né muovere in Italia cosa alcuna se non quando volesse cominciare la guerra contro allo stato di Milano, avevano riportato parole grate senza effetti. Ma il duca non fu lento in questo bisogno, dubitando che i viniziani non pigliassino, con l'occasione della vittoria, tanto campo che fusse poi troppo difficile a reprimergli: e però, data a' fiorentini ferma intenzione di soccorrergli, volle prima risolvere con loro che provisioni fussino necessarie non solo a difendersi ma a condurre a fine l'impresa di Pisa.
      Alla quale, perché per quell'anno non si temeva di moto alcuno del re di Francia, erano volti gli occhi di tutta Italia, quieta allora da ogni altra perturbazione: conciossiacosaché, se bene in terra di Roma si fussino prese l'armi tra i Colonnesi e gli Orsini, era la prudenza di loro medesimi stata presto superiore agli odii e alle inimicizie. L'origine fu che i Colonnesi e i Savelli, mossi dalla occupazione, fatta da Iacopo Conte di Torremattia, avevano assaltate le terre della famiglia de' Conti; e da altra parte gli Orsini, per la congiunzione delle fazioni, aveano prese l'armi in favore loro: di maniera che, essendosi occupate per l'una parte e per l'altra piú castella, combatterono finalmente insieme con tutte le forze a piè di Monticelli nel contado di Tivoli; dove dopo lunga e valorosa battaglia, stimolandogli non meno la passione ardente delle parti che la gloria e l'interesse degli stati, gli Orsini, che aveano dumila fanti e ottocento cavalli, furono messi in fuga, perderono le bandiere e restò prigione Carlo Orsino; e dalla parte de' Colonnesi fu ferito Antonello Savello assai chiaro condottiere, che ne morí pochi dí poi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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