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      Fece oltre a queste cose instanza col pontefice che, ricercato da' fiorentini, porgesse qualche sussidio. Il quale, dimostrando di conoscere che lo stabilirsi in Pisa i viniziani era pernicioso allo stato della Chiesa, promesse mandare loro cento uomini d'arme e tre galee sottili, le quali sotto il capitano Villamarina erano a' soldi suoi, per impedire che per mare non entrassino in Pisa vettovaglie; nondimeno, poiché con varie scuse ebbe differito il mandargli, lo negò alla fine apertamente, perché ogni dí piú, rimovendosi dagli altri pensieri, si risolveva a ristrignersi col re di Francia, sperando di conseguire per mezzo suo non premi mediocri e usitati ma il reame di Napoli: essendo spesso proprio degli uomini farsi facile con la voglia e con la speranza quello che con la ragione conoscono essere difficile. Ed era quasi fatale che in lui fussino origine a cose nuove le repulse de' parentadi avute da' re d'Aragona. Perché, innanzi che totalmente deliberasse di unirsi col re di Francia, aveva dimandato che al cardinale di Valenza, parato a rinunziare alla prima occasione al cardinalato, il re Federigo concedesse per moglie la figliuola, e in dote il principato di Taranto; persuadendosi che se il figliuolo, grande d'ingegno e d'animo, si insignorisse di uno membro tanto importante di quel reame, potesse facilmente, avendo in matrimonio una figliuola regia, avere occasione, con le forze e con le ragioni della Chiesa, di spogliare del regno il suocero, debole di forze ed esausto di danari, e dal quale erano alieni gli animi di molti de' baroni.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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