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      Perché avendosi Pandolfo Petrucci con lo ingegno e astuzia sua arrogata autorità grande, Niccolò Borghesi suo suocero e la famiglia de' Belanti, a' quali era molesta la sua potenza, desideravano si concedesse il passo al duca d'Urbino e agli Orsini, i quali con quattrocento uomini d'arme dumila fanti e quattrocento stradiotti si erano fermati, per commissione de' viniziani alla Fratta nel contado di Perugia; e allegavano che il fare tregua co' fiorentini, come faceva instanza il duca di Milano e come confortava Pandolfo, non era altro che dare loro comodità di espedire le cose di Pisa, le quali spedite, sarebbono tanto piú potenti a offendergli: però doversi, traendo frutto delle occasioni, come appartiene agli uomini prudenti, stare costanti in non fare con loro altro accordo che pace, ricevendo la cessione delle ragioni di Montepulciano; la quale cessione sapevano i fiorentini essere ostinati a non volere fare, donde di necessità si inferiva il consentire a' viniziani, appresso a' quali avendo essi occupato il primo luogo della grazia, speravano facilmente abbassare l'autorità di Pandolfo. Il quale, essendosi per i conforti del duca di Milano fatto autore della opinione contraria, non ebbe piccola difficoltà a sostenere il suo parere; perché nel popolo poteva naturalmente l'odio de' fiorentini, ed era molto apparente la persuasione di potere con questo terrore ottenere la cessione di Montepulciano: la quale cupidità accompagnata dall'odio aveva piú forza che la considerazione, allegata da Pandolfo, de' travagli che seguiterebbono la guerra accostandola alla casa propria, e de' pericoli ne' quali col tempo gli condurrebbe la grandezza de' viniziani in Toscana.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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