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      Già vedete per opera sua con quante difficoltà, e quasi senza speranza, si sostenga la difesa di Pisa e la guerra nel Casentino, la quale se si continua incorriamo in gravissimi disordini e pericoli, se si abbandona senza fare altro fondamento alle cose nostre è con tanta diminuzione di riputazione che si accresce troppo l'animo di chi ha volontà di opprimerci: e sapete quanto è piú facile opprimere chi ha già cominciato a declinare che chi ancora si mantiene nel colmo della sua riputazione. Delle quali cose apparirebbono chiarissimamente gli effetti, e si sentirebbe presto lo stato nostro essere pieno di tumulti e di strepiti di guerra, se il timore che noi non ci congiugniamo col re di Francia non tenesse sospeso Lodovico: timore che non può lungamente tenerlo sospeso. Perché chi è quello che non conosca che il re, escluso dalla speranza della nostra confederazione, o si implicherà in imprese di là da' monti o, vinto dalle arti di Lodovico dalle corruttele e mezzi potentissimi che ha nella sua corte, farà qualche composizione con lui? Strigneci adunque a unirci col re di Francia la necessità di mantenere l'antica degnità e gloria nostra, ma molto piú il pericolo imminente e gravissimo che non si può fuggire con altro modo. E in questo ci si dimostra molto propizia la fortuna, poiché ci fa ricercare da uno tanto re di quel che aremmo a ricercarlo noi; offerendoci piú oltre sí grandi e sí onorati premi della vittoria, per i quali può questo senato proporsi alla giornata grandissime speranze, fabbricare ne' suoi concetti grandissimi disegni, ottenendosi massime con tanta facilità; perché chi dubita che da Lodovico Sforza non potrà essere a due potenze sí grandi e sí vicine fatta alcuna resistenza?


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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