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      Fece adunque rispondere, da' deputati che trattavano in nome suo con gli oratori viniziani, non volere convenire con loro se insieme non si dava perfezione al diposito trattato di Pisa, e a quegli de' fiorentini disse egli medesimo che stessino sicuri che non concorderebbe mai co' viniziani in altra forma. Ma non lo lasciorono stare fermo in questo proposito il duca Valentino con gli altri agenti del pontefice, e il cardinale di San Piero a Vincola, Gianiacopo da Triulzi e tutti quegli italiani che per gli interessi propri lo incitavano alla guerra: i quali, con molte ed efficaci ragioni, gli persuaseno che, per la potenza de' viniziani e per l'opportunità che avevano a offendere il ducato di Milano, non poteva essere piú pernicioso consiglio che privarsi de' loro aiuti per timore di non perdere quegli de' fiorentini, i quali, per i travagli loro e perché erano lontani a quello stato, potevano essergli di poco profitto; e che questo facilmente causerebbe che Lodovico Sforza, rimovendosi, per riconciliarsi co' viniziani, dal favore de' fiorentini, il che era stato causa di tutte le discordie tra loro, si riunirebbe con essi. Donde che difficoltà fussino per nascere, essendo congiunti i viniziani e Lodovico, dimostrarsi, se non per altro, per la esperienza degli anni passati; perché se bene nella lega fatta contro a Carlo fusse concorso il nome di tanti re, nondimeno le forze solamente de' viniziani e di Lodovico avergli tolto Novara, e difeso sempre contro a lui il ducato di Milano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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