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      Né doversi dubitare che, se si sforzassino di sostenere per brevissimo tempo i primi pericoli, sarebbe facile il resistere, essendo i franzesi piú impetuosi nello assaltare che costanti nel perseverare; e perché egli senza dilazione aspettava potenti aiuti dal re de' romani, il quale, già composte le cose co' svizzeri, si preparava per soccorrerlo in persona; e che erano in cammino le genti le quali il re di Napoli gli mandava con Prospero Colonna; e credere che il marchese di Mantova, essendo risolute seco tutte le difficoltà, fusse già con trecento uomini d'arme entrato nel cremonese: alle quali cose aggiugnendosi la prontezza e la fede del popolo suo, si renderebbe sicurissimo degli inimici, quando bene oltre a quello esercito fusse congiunta insieme tutta la possanza di Francia. Le quali parole, udite con maggiore attenzione che frutto, non giovorono piú che si giovassino l'armi opposte a' franzesi.
      Per il timore de' quali, stimando manco il pericolo imminente da' viniziani, che avevano mossa la guerra in Ghiaradadda e presa la terra di Caravaggio e le altre vicine a Adda, rivocò il conte di Gaiazzo con la piú parte delle genti mandate a quella difesa, e le fece andare a Pavia, perché si unissino con Galeazzo per la difesa di Alessandria. Ma già da ogni banda si accelerava la sua ruina, perché il conte di Gaiazzo si era accordato prima secretamente col re di Francia; potendo piú in lui lo sdegno che Galeazzo, fratello minore di età e minore eziandio nello esercizio militare, gli fusse anteposto nel capitanato dello esercito e in tutti gli onori e favori che la memoria di innumerabili benefici ricevuti, egli e i fratelli, da Lodovico.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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